Mario Cucinella, allievo di Renzo Piano, ha progetto un asilo futuristico, fatto interamente in legno e vetro che avrà la funzione di far vivere i bambini come se fossero all’aria aperta. L’asilo verrà presentato alla città di Reggio Emilia il 12 aprile: sarà una delle opere inaugurate dopo il terremoto che sconvolse l’Emilia 2 anni fa. Una struttura per la quale non si è speso di più di quanto non lo si sarebbe fatto per un asilo “brutto”; perché il concetto che ancora non riesce a passare, è che la differenza in termini di costi tra una cosa bella ed una brutta è minima.
L’importanza di quest’opera non è esclusivamente correlata al suo impatto estetico e ambientale, ma soprattutto al rilancio del concetto di “architettura” in Italia, dopo decenni di speculazioni edilizie e cementificazioni in odor di mafia, facilitate da politici corrotti e senza scrupoli. Un’architettura bella, per la prima non collegata alle “grandi opere” ma al quotidiano.
Un piccolo segnale che, se percepito, potrebbe agevolare il rilancio dell’architettura come riappropriazione degli spazi urbani INSERITI e non calati a forza all’interno del contesto urbano. Spazi da vivere e da apprezzare.
Sicuramente significative le origini palermitane di Cucinella, ma qui a Palermo cosa succede? Poco sicuramente, ma qualcosa comincia a muoversi.
La città e i cittadini, sempre dieci passi avanti rispetto alla politica, stanno manifestando la volontà forte di riappropriarsi degli spazi della propria città, deturpata dai tempi del “sacco” e mai più ripresasi.
A piccole gocce la città comincia a riprendere vita: pensiamo alla riqualificazione della Cala, ai progetti di recupero del waterfront, alle pedonalizzazioni nel centro storico, al nuovo ponte tranviario sull’Oreto, al futuro progetto dell’acquario di Palermo.
E’ ancora poco, ma se a partire da questo momento si manifestasse la volontà politica di voler restituire il bello che questa città merita, tanto si potrà fare, soprattutto a fronte della nuova programmazione comunitaria 2014-2020.
Se questa città ambisce veramente ad un respiro maggiormente europeo, l’inversione di tendenza deve avvenire adesso che i tempi sono maturi. Si parli coi fatti, si incentivino i progetti di qualità, le competenze locali. Per costruire la Palermo del futuro serve una visione a lungo raggio, ancor prima che i proclami.
Dello stesso architetto il progetto del quartiere San Berilio a Catania, denominato “giardino urbano” credo, in linea con il topic del post.
” perché il concetto che ancora non riesce a passare, è che la differenza in termini di costi tra una cosa bella ed una brutta è minima.”…lo capissero anche qui da noi..parole sante 😀